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Archivio mensile:dicembre 2012

È che mi chiedo una cosa, la mia memoria è molto labile, spesso fallace, leggo, senza che, all’apparenza, nulla resti, non restano le evidenze, i ricordi sembrano svanire come il respiro caldo nell’aria gelida, penso allora a che senso abbia leggere, per me, poi anche che cercare sempre un senso ad ogni cosa mi da una sensazione di sconfitta ché talune cose hanno il senso per ciò che sono, un senso insito in sé, da non esplicitare, ecco, queste luci qui dentro poggiano su particolari lasciando penombre altrove, ecco forse leggere per me è questo creare luci ed anche ombre, è cercare come la luce focalizza certuni particolari lasciando in ombra altri, come tutto appare coperto da un velo di dimenticanza che altro non è che una patina che scompare nell’istante in cui una parola, un suono, un’immagine si posa, scoprendo poi tutto, svelando vivide mappe emozionali; ecco cosa diventano tutte quelle parole, anagrammi di sensazioni con chiavi possibilmente diverse, prospettive che cambiano lo sguardo, lo rivoltano, denudano, poi lo rivestono.

È che non avevo più molta voglia di cucinare, quel piacere di scegliere ingredienti, toccarli, pensare a cosa mettere, pensare profumi e incastri, sovrapposizioni e colori, consistenze, equilibri, per qualche tempo avevo perso ogni piacere, vicende, piccoli problemi, impossibilità, ieri invece ho visto una zucca, ben tagliata e piena di colore, i ricordi sono andati a come la nonna la cucinava a natale, piccante al forno, croccante e morbida al contempo, così ho pensato un risotto, forse è quello che mi riesce meglio fare delle poche cose che so fare in cucina, risotti, pensavo un risotto con la zucca, non l’ho mai fatto, forse una volta invero, ho preso un porro, odori per il brodo vegetale, incerto invero se fosse necessario brodo vegetale ovvero brodo di carne, dilemma risolto facilmente a favore del vegetale, poi però ho pensato che la dolcezza dovesse avere un contraltare piccante – gorgonzola? – invero avevo preso anche una robiola di roccaverano e del brie de meaux, scelta ardua; così ho soffritto un po’ di porro e un pezzo di barbozzo, poi la zucca tagliata a dadini, paprika, del vino bianco, commistioni geografiche con ingredienti di zone diverse che si mescolano, mescita magica invero, il vino uno che avevo aperto, un grechetto di Moretti Omero, tutto questo ambaradan lasciato a fuoco lento dopo un fuoco vivo, lentezza dopo forza, il brodo per il risotto preparato con sedano, cipolla, salvia, bacche di ginepro, pepe di sechuan, il profumo notevole, riso tostato nella zucca, poi ho messo il brodo e ho lasciato cuocere finché non si è assorbito completamente, ho mantecato con la gorgonzola a fuoco spento. Essendo di parte posso solo dire che era buono buono, potevo scegliere tra un dolcetto monferrato di cascina degli ulivi , una barbera d’asti di bera, un gutturnio, un pinot nero del friuli, un rosso piceno, ma anche un fiano della cantina del taburno, anche un sangiovese di un piccolo produttore dei colli perugini, alla fine ho aperto il gutturnio 2008 di elena pantaloni, vino che credo ora non esista più in questa denominazione visto che l’azienda è fuoriuscita dalla doc, una bella schiuma nel bicchiere e un bel tannino, apparentemente facile se si resta in superficie, si vedono le bolle e si pensa ad un vino facile, invece non lo è, è un vino che nasconde una nota speziata rigorosa, senza alcuna cessione alla facilità, si lascia bere bene, non male insieme il risotto. Poi c’era una torta di mele, fatta ieri pomeriggio, uno zabaione di contorno e una malvasia di bosa. Si seleziona tutto a fondo se si sa cosa si vuole, vero? Mi piace leggere La Lettura, mi fa sentire vagamente intelligente anche se capisco poco di molte cose. Così è.