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Archivio mensile:gennaio 2012

E’ che è l’onda, quella lunga, onda lunga lunga, apri le braccia, accogli, stringi, forte, forte, apri le braccia, stringi, prendi, accogli, afferra, prendi, stringi, aprile come se quella porta fosse infinita, prendi tutto dentro, tutto come se tutto fossi tu, prenditi dentro, aprile, forte, stringi, stringi, forma, formale, algido, freddo, freddo, come?  Freddo, cerca, cerca, lascia che entri tutto, allarga le braccia, prendi tutto dentro, tutto, lascia che le parole percolino lente, magma colorato che prende ogni anfratto, brucia tutto, forse no, forse brucia, riempi spazi infinitesimali invisibili, riempi, accogli, prendi, prendi, allarga le braccia, sempre, prendi tutto dentro, lascia i sedimenti scolare via, prendi, accogli, prendi, poi altro, altro altro altro, prendi ancora ancora, prendi, accogli dentro tutto.

E’ che non so come riuscire a non pensare male di me, come? Non lo so, come non so perché mi sveglio, quasi sempre, con quella sensazione di non farcela, tutto sempre insormontabile, eppure non ci ho mai creduto a questa inevitabilità, a questa insormontabilità delle cose, mi ha sempre infastidito un pensiero di tal fatta, eppure è così, ora. E’ che a volte sembra tutto inevitabile e detesto questo pensiero così radicato, quel che ho fatto, quel poco che ho fatto, l’ho fatto da solo, so che è faticoso tutto, almeno per me lo è stato ma ogni volta che ho pensato con determinazione di poter fare qualcosa, l’ho fatta, ora questo pensiero appena sveglio mi inquieta. E’ che a volte certe cose, certe persone sono solo nascoste, sono punti sempre raggiungibili anche se apparentemente invisibili, sono lì ad aspettarti anche se l’illusione è il tutto svanito, al contempo invece certe presenze o pseudo presenze non esistono, evidente solo la scia fumosa inconsistente, evanescenti suoni che si perdono nell’aere. A volte mi sento confuso, il cuore in gola senza motivo, come ieri, batteva così forte che lo sentivo ovunque ed avevo la sensazione si potesse sentire fuori, batteva, forte, veloce, veloce, si percepiva in ogni più lontano interstizio, la eco profonda, infinita, senza motivo, forse solo senza motivo apparente. Così è.

(Omar Galliani)

E’ come se una parte evidente, solida, perfettamente definibile, si fosse già staccata, fosse svanita da tempo con l’illusione che sia ancora lì, appiccicata, presente, invece è solo la sua ombra, il calco forse, impresso, distinguibile al tatto nei contorni e forme e profondità e peso, ma non c’è più nulla in realtà, è solo un’impressione di presenza ormai svanita, è che un tempo ero molto silenzioso, parlavo poco, per timidezza e insicurezza, per l’idea concreta di non avere nulla da poter dire mai, ogni cosa a me stesso banale quindi accantonabile, molti silenzi, ora mi piace parlare senza avere nulla da dire quasi mai, come aver scoperto un tesoro nelle parole, nel suono la definizione della forma, i legami che si sfilano e congiungono i punti più lontani, il silenzio oro puro, non declinabile indiscriminatamente, solo ad uso di indifferenza, di superficie, necessità di srotolare parole, silenzio uguale indifferenza quasi sempre, silenzio uguale densità rarità da conservare con cura, necessità sempre, sciogliere parole e ricostruirle.

Cos’è viaggiare? Non solo mero movimento fisico da un luogo ad altro sconosciuto ma viaggio nei labirinti apparentemente sconosciuti delle emozioni, delle sensazioni che a volte ci scoprono poco inclini a decodificare i segni. I colori. Le angosce. Le atrocità degli uomini. Tutto scritto in una figura, in un’immagine ovvero in una forma geometrica informe. È che tutto inizia con la vita che non si vede o meglio che ci raccontano. Il racconto. Forma di realtà che si stratifica senza forza. Con naturalezza. Figure indefinite che occupano lo spazio. Le togli e cosa resta? Il futuro. Il percorso di una vita dalla figura alla forma con l’invisibile filo delle tragedie degli uomini. I colori che vivono come figure animate, ti risucchiano dentro ovvero ti sbattono fuori con forza inaudita. Strati di colore sovrapposti. Guardi da vicino e cosa vedi? Angoscia e terrore e ansia. Non c’è pace nell’apparenza evidente della luce vivida. Blu elettrico e verde. Porte verso l’innominato invisibile. Forme ingannevolmente semplici se viste da lontano, angosciose da vicino. Segui il filo della vita che procede..trovi il giallo che ti risucchia nelle fiamme incandescenti, nel magma lavico del terrore. Guardi da vicino. Poi arrivi dove tutto diventa quadrato. La definitività. Il nero assoluto, il bicromismo basico del nero e grigio non ti tocca. Rifiuto evidente. Immediato. La morte lì. Non ti tocca. Torni indietro dove tutto è nato e procedi a caso, entri dentro quelle forme che chiamano. Ti fermi ad ascoltare i suoni muti dei colori nascosti. Poi vai via. Torni ai rumori scanditi dalla realtà.

Ricordi in negativo. Sì, credo che molti debbano essere lasciati così, come negativi di tante foto, apparentemente solo strisce di celluloide o poliestere, fotosensibili e non sempre evidenti, ho sensazioni contrastanti sui ricordi, a volte li sento come catene, come quasi ossessioni che condizionano troppi pensieri, che li rendono anche distorti. Vorrei invece poterli conservare in quel modo, tenuti in una piccola grande scatola, per vederli esporli alla luce, che sia un atto voluto, cercato e non invadente come a volte solo certi ricordi sanno essere.