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Archivio mensile:luglio 2010

 

Diffondono piano nell’aria rarefatta questi suoni. Aria immobile. Apro gli occhi, i fogli sporchi, trovati casualmente, pensieri filosofici, a tratti religiosi, aforismi, anche sciocchezze gioiose, le parole impresse di inchiostro blu e rosso e nero e verde. Aria rarefatta e silenziosa. Si sente nitido il suono della sfera sulla carta. Gratta quasi. Struscia languidamente. Stride armonica con il suono di suoni contaminati, contaminazioni riconoscibili nel fondo eppure che originano altro, senza paura. Suoni contaminati. Fanno paura forse le contaminazioni? A me no.

Chiudo gli occhi, ascolto il respiro forte per sentire l’aria entrare e scorrere, nei bronchi e nei polmoni, riempire la cassa toracica. Il mio cuore non è una scarpa. Funziona bene nonostante la forma insolita. Non è una scarpa.

Bellissimi questi suoni nel silenzio.

Bellissimi

Suoni di altrove lontani. Scivolano lievi e decisi. Scorrono impercettibili. Vitali fluidi in simbiosi con il sangue bollente.

Chiudo gli occhi.

Infinite.

Le realtà sono infinite.

Come le verità.

Infinite.

Basta chiudere gli occhi.

L’altra notte.hosognato.sognato di una falce enorme.quella che usa per mietere il grano.invece del grano mieteva corpi.tagli netti.corpi divisi in due.teste mozzate.non usciva sangue però.non ricordo il rosso.solo quel senso divisione dei corpi o di parti di esse.teste.mozzate.era anche una strada ripida e arquata.poi piana.un tipo aveva mani sporche di olio.si puliva con la mia maglia.mi urtava.divincolavo.

A volte alcune sensazioni sono così intime da far fatica a confidarle anche a me stesso. Le sento nascere dal fondo di vicoli nascosti, antri irriconoscibili dal nulla, da un suono, da una parola, poi crescere e poi nascondersi nello stesso identico momento in cui nascevano. Nascono. Poi svaniscono. Le lascio andare per pudore come se all’istante avessero trovato naturale luogo di riposo. Riesco a toccarle ma la stessa carezza me le fa riposare ove vorrebbero essere. Così lascio che vadano senza che svelino il loro fianco morbido e carezzevole. Sensazioni come accenni. Accenni vitali, sussurrati, minimali. Istantanee sorprendenti.

Strano, non è un colore che ami così tanto, viola, toni di viola che sfumano, strana prospettiva, appena visto mi si è fissato negli occhi. Forse solo la prospettiva piuttosto che il colore. Come allungarsi per terra e guardare verso il cielo. Una volta l’ho fatto con la Chiara. Allungati su un prato a guardare il cielo. Sembra tutto diverso. Come se tutto pesasse sugli occhi e volesse entrare dentro.