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Archivio mensile:aprile 2012

È che mi sono svegliato con un peso indicibile nel petto, l’acqua poi lo ha reso sopportabile, l’acqua rende leggere cose pesanti come me.

Punto voglia di considerare nulla, andare in apnea in storie altrui, sempre storie altrui, dopotutto la tua vita la vivi ogni giorno, così diventi un voyeur apparentemente recalcitrante. Leggi. Di continuo. Come fosse l’unico lenitivo all’arsura interiore, a volte così forte, così vivida da percepirla come una parte distinta nell’intima dimora ben celata all’indiscrezione, polverosa, fastidiosamente polverosa. Non so se è una sorta di sospensione, “che annulla tutto ti circonda, silenziosamente passi una barriera invisibile e ti ritrovi ove tutto è magma lento, ondeggiante, magari brucia ma poi passa, magari non lascia tracce ma anche sì, indelebili, magari tira vento gelido e poi föhn che brucia la pelle”, una bulimia di parole, anche l’apparente impossibilità di metabolizzarle, paradosso in non rigetto. Cos’è rimestare così forte? Cosa, tenuto sotto il livello di galleggiamento, poi affiora con violenza inusitata? Cosa?

E’ che ho impressione di mettere le mani nei rovi, detesto i rovi per come sono inestricabili,, eppure ho quella sensazione con pensieri e pulsioni e bruciature e brace e magma, nitido il dolore nel tirare fuori e estirpare da alvei ben celati, dolente il lavoro di pulizia, di sfrondamento, di rottura del guscio per tenere in mano il nucleo, a volte, forse troppo spesso, minimo, essenziale, leggero.

Freddo, gelo sulle mani, relax a tutto volume, sfilo veloce tra le macchine, non freno mai, non freno, sensazione magnifica quella di arrivare in un istante davanti un ostacolo e schivarlo per un’inezia, adrenalina a mille, tutto veloce, tutto forte, ogni cosa portata al limite, forte. Aria gelida nei polmoni, luce vivida negli occhi, sembra abbiano una forma caleidoscopica, rifrangono ogni lama di luce rubandone un po’.